mercoledì 22 settembre 2010

Assignment 4: Feed, Personal Learning Environment Coltivare le connessioni Come “stare online”

Ho letto l'articolo dal titolo "Coltivare le connessioni". Lo ho trovato molto interessante, oltre che molto autentico (ci sono addirittura degli episodi della vita dell'autore); l'unico difetto che aveva era quello di essere un pò lungo, ma non era tedioso.
Il punto che mi ha fatto più riflettere è stato quando l'autore diceva:

"La mia tesi è che non riusciamo a trarre vantaggio dalla ricchezza del mondo

online perché abbiamo perso una cultura sviluppata e tramandata da millenni e
che, nel processo di scolarizzazione della società iniziato nel IXX secolo, è ormai
estinta perché la scuola non è stata in grado di raccoglierla e tenerla viva."

Questa tesi era supportata da tre metafore: quella di una madre, quella di un maestro e quella del mezzadro. Ma è proprio la tesi sostenuta dallo scrittore che mi ha dato da pensare. Di solito quello che si "obietta" ai ragazzi di oggi è di "rinchiudersi" in casa davanti al computer e di non avere più una socialità, di non essere attivi, di crearsi un mondo sul pc, spesso non corrispondente alla realtà e di fuggire dal contatto umano. Secondo me questo è fondamentalmente un luogo comune, in quanto i tempi sono cambiati e i ragazzi hanno modo di esprimere la loro socialità, facendo amicizia e conoscendo nuove persone anche su internet, dove appunto sono stati creati dei "social network", letteralmente delle "reti sociali", formate da un insieme di nodi. A proposito di nodi proprio l'autore dice che:

I nodi, ai fini della funzionalità della rete, sono tutti equivalenti. Non esistono ruoli diversi per i nodi, non ci sono nodi di un tipo e nodi di un altro. Le reti crescono spontaneamente in modo caotico.

E chi si sente carente degli strumenti idonei per partecipare? L'autore suggerisce che percepisce questo disagio per scolasticità dell'istruzione e per la scolarizzazione della società, che hanno fatto sì che non fossimo più in grado di essere creativi o di comunicare con esseri vienti concreti, non abbiamo più esperienze terrene, a contatto con la natura: non siamo più in grado di sentire le cose vive parlare. Possibile che sia questo che causa la mancata abilità di alcuni a fare parte di un social network?Secondo me è quasi un controsenso. L'uomo ha trovato nuovi modi per stare in contatto con il resto del mondo, ma non riesce a percepire il mondo che gli parla? E allora quale sarebbe il vantaggio della rete globale? Delle informazioni messe a disposizione di tutti in una società della conoscenza? E perchè solo chi non si crede molto adeguato a usare i siti sentendosi privo degli strumenti idonei per conoscerlo di conseguenza non sa neanche percepire la natura? Non potrebbe essere il contrario? Che chi è abituato a vivere a contatto con la natura di conseguenza non ritenga necessario fare uso dei computer, ma magari cerca di farne a meno o di arrangiarsi (primo comandamento di una vita spartana)?

Questa è l'unica critica che mi sento di fare ad un articolo molto piacevole e che mi ha davvero molto arricchito, un piccolo panphlet che espone una serie di concetti con il quale mi sento concorde.



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