Il punto che mi ha fatto più riflettere è stato quando l'autore diceva:
"La mia tesi è che non riusciamo a trarre vantaggio dalla ricchezza del mondo
online perché abbiamo perso una cultura sviluppata e tramandata da millenni e
che, nel processo di scolarizzazione della società iniziato nel IXX secolo, è ormai
estinta perché la scuola non è stata in grado di raccoglierla e tenerla viva."
Questa tesi era supportata da tre metafore: quella di una madre, quella di un maestro e quella del mezzadro. Ma è proprio la tesi sostenuta dallo scrittore che mi ha dato da pensare. Di solito quello che si "obietta" ai ragazzi di oggi è di "rinchiudersi" in casa davanti al computer e di non avere più una socialità, di non essere attivi, di crearsi un mondo sul pc, spesso non corrispondente alla realtà e di fuggire dal contatto umano. Secondo me questo è fondamentalmente un luogo comune, in quanto i tempi sono cambiati e i ragazzi hanno modo di esprimere la loro socialità, facendo amicizia e conoscendo nuove persone anche su internet, dove appunto sono stati creati dei "social network", letteralmente delle "reti sociali", formate da un insieme di nodi. A proposito di nodi proprio l'autore dice che:
I nodi, ai fini della funzionalità della rete, sono tutti equivalenti. Non esistono ruoli diversi per i nodi, non ci sono nodi di un tipo e nodi di un altro. Le reti crescono spontaneamente in modo caotico.
E chi si sente carente degli strumenti idonei per partecipare? L'autore suggerisce che percepisce questo disagio per scolasticità dell'istruzione e per la scolarizzazione della società, che hanno fatto sì che non fossimo più in grado di essere creativi o di comunicare con esseri vienti concreti, non abbiamo più esperienze terrene, a contatto con la natura: non siamo più in grado di sentire le cose vive parlare. Possibile che sia questo che causa la mancata abilità di alcuni a fare parte di un social network?Secondo me è quasi un controsenso. L'uomo ha trovato nuovi modi per stare in contatto con il resto del mondo, ma non riesce a percepire il mondo che gli parla? E allora quale sarebbe il vantaggio della rete globale? Delle informazioni messe a disposizione di tutti in una società della conoscenza? E perchè solo chi non si crede molto adeguato a usare i siti sentendosi privo degli strumenti idonei per conoscerlo di conseguenza non sa neanche percepire la natura? Non potrebbe essere il contrario? Che chi è abituato a vivere a contatto con la natura di conseguenza non ritenga necessario fare uso dei computer, ma magari cerca di farne a meno o di arrangiarsi (primo comandamento di una vita spartana)?
Questa è l'unica critica che mi sento di fare ad un articolo molto piacevole e che mi ha davvero molto arricchito, un piccolo panphlet che espone una serie di concetti con il quale mi sento concorde.
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